La Storia

1782

Palazzo Castelluccio fu costruito nel 1782 e rappresentò per due secoli la residenza di una delle famiglie aristocratiche più antiche ed influenti del Val di Noto, i Di Lorenzo, Marchesi del Castelluccio. L’edificio che si impone sulla città in tutta la sua magnificenza vide il coinvolgimento dell’architetto Vincenzo Sinatra, allievo di Rosario Gagliardi ed una delle figure più importanti e determinanti per la ricostruzione della nuova Noto nel periodo post sisma del 1693. Il tragico terremoto che distrusse gran parte del Vallo difatti rasò al suolo l’antico borgo medievale di Netum la Noto Antica dominante dal monte Alveria e dalle ceneri di quei territori risorsero sacrificio e bellezza, genio e resilienza. In meno di mezzo secolo il maestro e l’allievo, il Gagliardi e il Sinatra furono tra i protagonisti indiscussi della scenografica ricostruzione tardo barocca della nuova Città di Noto sul colle Meti.

Ma la costruzione di Palazzo Castelluccio fu portata a compimento solo nel tardo ‘700. A testimonianza di ciò,  è ancora oggi ben visibile, nell’arcata centrale dell’androne d’ingresso, una data: Gennaio 1782. Le motivazioni di tale ritardo e soprattutto della posizione marginale del Palazzo rispetto agli altri  monumenti storici di maggior pregio rimangono ad oggi un mistero. Probabilmente le cause potrebbero essere riconducibili all’assegnazione tardiva dei lotti di terreno dai quali doveva sorgere la residenza nobiliare dei marchesi. E probabilmente tale ritardo fu conseguenziale ad un atteggiamento di reticenza degli stessi Di Lorenzo che sperarono fino all’ultimo di poter mantenere e magari ricostruire la loro ”casa” non sul colle Meti, sul quale sarebbe sorta la nuova Noto, ma tra le mura amiche del Monte Alveria. Di fatto il Palazzo che il Sinatra consegnò alla famiglia Di Lorenzo nel gennaio del 1782 pur seguendo i canoni tipici delle architetture neoclassiche facilmente rintracciabili nella facciata principale, cela al suo interno un impianto tipologico non tipico di un Palazzo illuminista. E come se i marchesi del Castelluccio avessero volutamente trasferito l’immagine nostalgica della loro residenza di Noto Antica commissionando al Sinatra un progetto di ”Palazzo ideale” dalla patina avanguardista ma dall’anima medievale.

MARCHESI DEL CASTELLUCCIO

Di rosso, alla capitozza nudrita sulla pianura erbosa al naturale, sormontata da una stella d’oro, e trapassata nel tronco da una spada d’argento, guarnita d’oro, all’ingiù ed in sbarra.

Il cognome “Di Lorenzo” fa riferimento al feudo di San Lorenzo (tra Noto e Pachino), proprietà della famiglia. Il titolo nobile di “Marchesi del Castelluccio” fu successivo all’acquisizione del feudo di Castelluccio, a pochi km dalla città di Noto. Il legame matrimoniale tra una discendente della famiglia Borgia e un Di Lorenzo, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX,  provocò la scissione della famiglia in due rami: i “Di Lorenzo Borgia del Casale” e i “Di Lorenzo Borgia del Castelluccio”. Questi ultimi si trasferirono nella residenza di Noto nel 1782. 

Il primo marchese del Castelluccio fu Nicolò Di Lorenzo, figlio di Giuseppe Di Lorenzo – barone di San Lorenzo – e Maria Battaglia. Nicolò Di Lorenzo, sposò Carmela Borgia, terza figlia di Nunzio Ottaviano Borgia ( Marchese del Casale) e Gaudenzia Di Stefano,  stabilendo un legame matrimoniale indissolubile e favorendo una repentina ascesa della Famiglia. Dal matrimonio nacque il primogenito Corrado Di Lorenzo Borgia, primo tra i marchesi del Castelluccio a diventare membro del Sacro Ordine Gerolosomitano dei Cavalieri di Malta e colui che rinsaldò rapporti con la corona di Napoli quando la prematura morte del padre Nicolò aveva in qualche modo raffreddato i contatti con  Ferdinando I e Maria Carolina D’Asburgo, sovrani del Regno delle Due Sicilie. 

 

Corrado Di Lorenzo e Borgia oltre essere probabilmente il personaggio più influente della storia dei marchesi del Castelluccio è colui che ha abitato tra i salotti del Palazzo nel periodo di maggior splendore. Non si hanno notizie certe in merito alla sua morte. Presumiamo che in ordine temporale possa essere stato l’ultimo ”gattopardo” dei Di Lorenzo. Il marchese del Castelluccio che dopo aver sposato Agata Cannizzaro di Catania, madre del primogenito Nicolò Nicola, si spense nel periodo antecedente all’unificazione del Regno D’Italia. 

 

Il successore del marchese Corrado, il figlio Nicolò Nicola Di Lorenzo  sposerà l’aristocratica e anch’essa catanese Amalia Spitalieri  dando alla luce nel 1854 l’ennesimo Corrado Di Lorenzo – barone di San Lorenzo, di Vignali di Belludia e marchese del Castelluccio –  e il secondogenito Antonino Di Lorenzo. Dal matrimonio tra marchese Corrado e Concetta Francica Nava, nobildonna siracusana, non nacquero figli maschi. Solo due femmine: nel 1884 la primogenita Amalia , ”La Marchesa” e nel 1885 la sorella Raffaela. 

 

Donna forte, determinata e molto ambiziosa Amalia Di Lorenzo. La Marchesa ben voluta da tutti e ricordata come la figura più autorevole della Famiglia, durante la prima metà del ‘900 si fece carico di tutte le responsabilità che gravarono su di lei dopo la precoce dipartita del marito ( il cugino Nicola Nicolò, figlio di Antonino Di Lorenzo e Concetta Nicolaci.. ) Assunse una posizione chiave nelle scelte politiche ed economiche dei Di Lorenzo, garantendone stabilità e continuità di successione in un periodo difficile come quello vissuto a cavallo tra due grandi guerre e riforma agraria. Tra il 1907 e il 1909, la Marchesa e il marito diedero alla luce due figli: rispettivamente Maria Concetta e Corrado Antonio Maria Di Lorenzo, l’ultimo marchese del Castelluccio ad abitare tra le stanze del Palazzo. Il ”marchesino” che sposò la catanese Agata Maria Concetta Teresa Corradina Cantarella, non ebbe dei figli. Morì nel 1981 all’età di 80 anni lasciando l’eredità di Palazzo Castelluccio all’Ordine dei Cavalieri di Malta.

UN PALAZZO IN SICILIA

Nel 2011, dopo 30 anni di abbandono, Palazzo Castelluccio fu acquistato da Jean-Louis Remilleux. Giornalista, produttore televisivo e collezionista francese. Monsieur Remilleux dopo il suo Grand Tour contemporaneo della Sicilia rimase incantato dalle innumerevoli meraviglie che quest’isola potesse offrire ad un viaggiatore. Dal teatro greco di Taormina, alla villa romana del Casale, fino alla spettacolare Valle dei Templi di Agrigento, che in primavera, campeggia su un tappeto di papaveri e margherite. Poi Cefalù e Trapani, Bagheria e Palermo.. le isole Salina e Lipari. Catania e l’Etna. Ed infine Siracusa e soprattutto Noto.

Proprio a Noto, nella capitale del barocco siciliano, Remilleux rimase stupefatto dall’imponenza e dalla delicatezza degli edifici, dal giardino di pietra, ma ”alla francese”…dagli equilibri e dalle perfette simmetrie. Dalla luce. Quella di Noto, dal quale ne fu letteralmente rapito. La prima visita a Noto di Jean-Louis Remilleux, diventò quindi sin da subito qualcosa di diverso. Imboccando via Cavour, quasi per caso si ritrovò di fronte ad imponente facciata neoclassica annerita e logorata dal tempo che si estendeva in larghezza fino ai margini della via stessa. Un pesante portone verde bronzo a due ante si aprì e da lì uscì un veicolo, quello del custode che si accingeva a lasciare l’edificio. Ecco che per un brevissimo istante le due palme svettanti verso il cielo e la corte d’onore assolata e lastricata, dove le erbacce si insinuavano tra le pietre quasi a divorarle, si mostrarono agli occhi di chi il quel momento estasiato sembrava trovarsi nel ben mezzo di una visione ”terribilmente” romantica…”

Quell’immagine si manifestò a Remilleux  come quella di un dipinto di Pannini o Hubert Robert, dove le rovine sono talmente belle che sembrano rivivere: dove l’architettura, il minerale, il vegetale e l’umano formano un tutt’uno…Poi sipario. Le pesanti ante in bronzo si richiusero e da un cartello indicativo apparve una scritta: Palazzo Castelluccio – 1782 – La sensazione fu quella meravigliosamente demodè di vivere un colpo di fulmine. E e i colpi di fulmine, quelli veri, come i capricci, sono a volte più duraturi di certe passioni. Da quel momento l’itinerario siciliano per Jean-Louis Remilleux assunse connotati diversi rispetto a quelli tipici di una vacanza tra amici e prima della fine del 2011 acquisterà Palazzo Castelluccio dall’Ordine dei Cavalieri di Malta.

 

L’imponente opera di restauro per un Palazzo di 5000 m2 che minacciava il crollo durerà meno di 6 anni. E Il delicato  programma di intervento, mirato al recupero di un bene alla deriva, ma così prezioso perchè la Città potesse rinunciarvi,  fu affidato all’architetto netino Corrado Papa. L’urgenza fu quella di intervenire sull’intero complesso architettonico rendendolo funzionale  con nuovi impianti ma mantenendo intatto l’aspetto originario e l’antica patina che il tempo aveva depositato sul Palazzo. Audace e allo stesso tempo complesso è stato il consolidamento della pellicola pittorica delle volte così come il ripristino delle trame in canne e gesso e il rifacimento delle parti decorate. Le pavimentazioni di pregio in ceramica di Caltagirone furono preservate. Le pareti rivestite con carte da parati realizzate su copia utilizzando i frammenti rimasti dei modelli preesistenti. E Le cucine antiche.. La testimonianza di un approccio al restauro emozionale che l’architetto Papa definisce ”olfattivo”, con odori e sapori ancora intatti in alcuni ambienti e con le mura annerite che conservano la vecchia patina del tempo. 

 

Tra il 2016 e il 2017 Jean-Louis Remilleux si occuperà personalmente di restituire un’anima nobile ad un Palazzo spoglio del suo arredo originale. Verranno dallo stesso proprietario acquistate antichità, selezionati dipinti, mobili e suppellettili. Più di un’attenta ricerca, quella di Remilleux sarà una riuscita celebrazione delle arti decorative italiane ed europee in generale. Palazzo Castelluccio divenne presto la sua casa siciliana. Il Palazzo in Sicilia dove persino Luchino Visconti o Maria Carolina di Napoli o ancora il marchese del Castelluccio avrebbero potuto vivere e sentirsi a loro agio… 

 

Dal 2018 con l’istituzione di Fondazione del Grand Tour il Palazzo è stato aperto al pubblico.

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